Realizzato grazie al contributo di una Petronia, secondo una lapide presente nell’antiquarium, è un edificio grandioso, di un’area di ca. 6900 mq., ubicato sul terreno a nord ovest, destinato ai munera gladiatoria, ovvero ai combattimenti tra gladiatori e alle cacce alle belve. Ne resta circa il 10% del volume costruito totale, in parte affiorante, in parte inglobato negli stabili sorti nell’area dal medioevo.
I frammenti, di grandezza contenuta, sono rappresentativi di muri, volte, archi, pilastri, cunei, corridoi anulari, armille, podio, cavea, nei diversi tipi di opus e materiali.
Il perimetro esterno era di circa 300 metri, circa 1000 piedi, 47 moduli, con gli assi dell’ellisse rispettivamente di m 107 e m 82, l’arena di m 63 x 37,8, la capienza delle tribune di diciassettemila posti.
Sette grandi pilastri, alcuni integri, avanzi di una gradinata d’accesso alla cavea e varie parti architettoniche sono presenti all’interno di una struttura alberghiera costruita all’interno del già monastero di Santa Caterina, che ospita anche manufatti in pietra di epoca precedente: una platea, resti di muri di sostegno, nicchie.
Sul lato nord, in un cortile privato, si vedono tre imponenti pilastri su basamenti parallelepipedi, a 3 m di distanza l’uno dall’altro, lavorati a bugne rustiche, a grandi blocchi sovrapposti, ben conservati. Uno di essi è reclinato però a valle, probabilmente a causa di un antico movimento tellurico, risalente all’anno Mille. All’intorno sono sparsi altri resti: imbocchi di cunei, corridoi, frammenti di gradini, murature in calcestruzzo, che indicano si tratti di uno degli accessi monumentali all’anfiteatro. Il segno dell’arena, definito da un alto muro ellittico moderno, contornato da un quartiere medievale, è chiaramente visibile dall’alto.
A nord incombe la Rocca Minore e si ha di fronte la mole della Rocca Maggiore, su cui sorgeva un’acropoli prima umbra, poi romana.