Il tempio comunicava con il foro – santuario della città, oggi in parte visibile sotto il livello della piazza. A 5,7 metri più in basso, a questo addossata tramite un muro sormontato in origine da una balaustra, si apriva una terrazza porticata di m 35×70 ca. Le quote architettoniche erano collegate per mezzo di scale, due poste alle estremità e altre due che percorrono l’interno dello spesso muro. Sulla piattaforma ben conservata poggia un tribunale: tre gradoni di grandi parallelepipedi di calcare, su cui, su selle curuli, prendevano posto i sette magistrati preposti all’amministrazione del municipio: i quinqueviri e due dei quattuorviri. Di fronte un tetrastilo con le statue dei Dioscuri Castore e Polluce, divinità legate al culto delle acque. Nel perimetro sono inserite due cisterne e alcune botteghe sotto i porticati. Era il luogo in cui si svolgevano con studiati rituali, le manifestazioni civili e sacre; commerci, giudizi, transazioni, dibattiti, comizi; vi si sacrificava con orgogliosa pietas. Si tratta di un vero e proprio complesso urbanistico organico, concepito in maniera piuttosto unitaria, sebbene realizzato in fasi successive, e scenograficamente visibile ad ampio raggio da tutta la pianura e dai rilievi circostanti. Attualmente, insieme alla cripta di S. Nicolò (sotto il Palazzo delle Poste) che ne costituisce l’accesso, è la sede del museo archeologico, ricco di vari resti provenienti dagli scavi su tutto il territorio: statue, frammenti di affreschi e una grande quantità di lapidi e iscrizioni che descrivono i tipi umani e sociali che per secoli hanno frequentato la città.