RESTI DELLA TERRAZZA DELL’ANTICO FORO (dal II sec. a.C.)
La cripta della precedente basilica ugoniana (fatta costruire dal vescovo Ugone nell’XI sec.) e lo spazio circostante ospitano una larga presenza di materiali di reimpiego, sia inseriti nelle murature, sia in esposizione, come capitelli, trabeazioni, fregi e soprattutto fusti di colonne provenienti dall’antico foro e da varie parti di un edificio, il tempio dedicato alla Bona Mater. A 2-3 metri sotto il sagrato corre un muro di sostruzione lungo 11 metri, prosecuzione di quello a vista nella parete soprastante del duomo, a opus quadratum in travertino. Sono presenti anche una canaletta di scarico delle acque provenienti dalla cisterna, il lastrone di chiusura della cisterna con lo sgorgo dell’acqua, un collettore per la distribuzione dell’eccedenza, un pozzo circolare di pietre commesse a secco in senso elicoidale e un ulteriore muro, in perfetto stato di conservazione, in vittatum a conci isodomi di calcare rosa molto carico.
In evidenza il sarcofago del III sec. in marmo di Luni, una cassa marmorea che misura cm 203 x 65 x 57, riutilizzato, secondo la tradizione, come sepoltura di S. Rufino, morto martire nel 238. È decorato, sia sul lato lungo anteriore sia sui lati corti, con la rappresentazione del mito di Diana e Endimione, mentre la faccia posteriore, non lavorata, presenta modesti resti di un affresco cinquecentesco, raffigurante un santo prelato disteso. La scultura a bassorilievo propone una complessa scena che narra il casto amore tra la divinità notturna e il pastore. La lettura dei personaggi: amorini volteggianti, geni alati, ninfe e divinità, armenti, resta abbastanza agevole, nonostante un certo degrado che rende singolarmente evidente il largo uso del trapano. L’accesso al museo è dalla piazza, sul cui lato sud sorge un muro in pietra con larghe presenze di reimpieghi antichi: lapidi, decorazioni, iscrizioni. Sul lato est, la facciata romanica della cattedrale con il campanile. In alto è visibile la trecentesca Rocca albornoziana.