Questa via principale, un’ampia superficie di basolato composto da grandi lastre di calcare, con a fianco un gradino che fungeva da marciapiedi, è un importante asse monumentale. Si trattava di un’articolazione notevole, sebbene destinata ad un percorso soltanto pedonale, in quanto non v’è traccia di solchi di carri. L’allineamento delle commessure e la crepidine indicano nettamente la direzione verso monte, fino al tempio della Bona Mater ubicato poco oltre. Concepita per mettere in collegamento i due “fuochi”, come via sacra, raccordandosi a quella proveniente da sud-est, si doveva stendere a partire dall’arco sito all’interno di palazzo Fiumi, in Piazzetta Garibaldi, fino all’arco andato perduto a monte dell’antico foro, al confine nord della città romana, oggi tra la cattedrale e gli archi di Porta Perlici (eretti in gran parte con interessanti materiali di recupero). Testimonia, oltre alla importanza della città, l’abilità tecnica dei romani nella realizzazione delle strade.
L’area circostante è di alto interesse archeologico; sopra, in via S. Maria delle Rose, resti di un muro umbro, più avanti, all’interno di un’abitazione privata, si stende per decine di metri e s’innalza per ca. 20 metri un enorme tratto di muro di contenimento. Le pietre sono irregolari, commesse a secco, per lo più in calcare con inserti di conci di arco e rocchi di colonne evidentemente di recupero. La fattura, con ripetuti arretramenti dell’alzato, indica che è stato modificato in età antica a più riprese. È parte di uno dei terrazzamenti a nord, soprastanti l’area del foro santuario. Addossata, una domus che doveva essere prestigiosa; ne rimangono il piancito di una vasca termale in cocciopesto e resti sparsi di intonaci dipinti, i cui colori e la fattura rinviano agli affreschi della Casa di Properzio.